sabato 25 settembre 2010

IL PISTOLINO FUMANTE

Il pistolino fumante
di Marco Rravaglio
La Seconda Repubblica defunge là dove ha sempre vissuto: in Sudamerica. In tre giorni il ministro della Giustizia di St. Lucia ha fatto per Berlusconi più di Alfano in tre anni. In attesa che mister Francis venga cacciato per aver rovinato la reputazione e l’economia del suo paese e si trasferisca in Italia come ministro dello Sviluppo economico, non è chiaro dove avrebbe mentito Gianfranco Fini: se anche fosse confermato (e per ora non lo è) che suo cognato è il mero proprietario della società caraibica da cui affitta la casa a Montecarlo, bisognerebbe ancora provare che Fini lo sapeva. Il presidente della Camera ha sempre detto di aver scoperto, a cose fatte, che l’alloggio l’ha affittato Tulliani e (sempre per ora) nessuno l’ha smentito. In ogni caso, dopo le pistole fumanti della cucina Scavolini e della lettera di Francis, la stampa di destra ha in serbo altre scoppiettanti rivelazioni destinate a inchiodare Fini alle sue atroci responsabilità. Il Fatto, sempre sulla notizia, è in grado di anticiparle.

1) Un dentista del Suriname, tale Daniel Cabezòn, scrive alla zia materna per informarla di aver saputo che Fini ha un dente canino d’oro donatogli da Tulliani, che a sua volta l’avrebbe acquistato a borsanera col surplus ricavato dall’affitto sottocosto dell’appartamento di Montecarlo. Titolo de Il Giornale: “Fini incastrato: ecco perché non ride più”.

2) Un bagnino di Antigua, un certo Victorino Feltrinho, spedisce un telegramma a una bottiglieria di Bergamo Bassa in cui riferisce di aver avvistato Fini mentre entrava in una cabina della sua spiaggia da cui poco dopo usciva Tulliani, il che dimostra che i due sono la stessa persona, dunque il reale proprietario della casa di Montecarlo non è Tulliani, ma Fini. Titolo di Libero: “Finiani, la crasi di Fini e Tulliani” (in allegato, un inserto per spiegare ai lettori il significato di “crasi”).

3) Un salumiere di Anguilla, Maurice Guapopietrao, giura in un appunto manoscritto, consegnato al suo garzone con le mèches, che Fini è solito atterrare clandestinamente sull’atollo per fare rifornimento di affettati, che poi vengono spediti via mare a Montecarlo dove purtroppo arrivano regolarmente marci a causa dei lunghi tempi di percorrenza, il che dimostra che l’alloggio monegasco è di Fini, ma soprattutto che Fini è un idiota. Titolo di Panorama: “Gianfrà, acchiappa ‘st’anguilla”.

4) Un trapezista del circo di Guadalupe, l’agile Lucien Gauccez, in un messaggio in bottiglia lanciato nel Mar dei Caraibi e fortunosamente sbucato da uno sciacquone nei bagni de Il Giornale, sostiene che nell’ultima tournée a Monacò l’ammaestratore di pulci fu avvicinato da Fini che lo pregò di ammaestrargli il cognato, ma rifiutò per l’inanità dell’impresa. Quindi Fini è stato a Montecarlo, ergo la casa è di Tulliani, dunque Fini deve dimettersi. Titolo di Libero: “Fini, ammaestraci ‘sta cippa”.

5) Una sciampista delle Isole Vergini, Danielle Santanchez, invia un messaggio scritto col rossetto su uno specchietto al ministro Francis, suo grande ammiratore, per rivelargli che chattando con lei dall’Italia, un superdotato di nome Gianfranco la invitò per un bollente weekend a Montecarlo. Inutile dettagliare la portata della rivelazione a carico di Fini, che a questo punto dev’essere arrestato. Titolo de Il Giornale: “Il pistolino fumante”.





Ps. Nel viavai di telegrammi, biglietti, lettere e pizzini fra Caraibi e Italia, viene rinvenuta nel tramezzo in cartongesso di un ufficio postale delle Cayman una rogatoria impolverata e rosa dai topi, giacente dal lontano 1996, a proposito di 64 società offshore situate in vari paradisi fiscali. Leggibili soltanto alcune parole smozzicate, sbiadite e prive di apparente significato: “Med..set… Mr.B… avv. Mills… Fininvest… All Iberian… Crax… Squillan… Mondad… Proc. Mil… Grec… De Pasq… Robled… Prev…”. Il Giornale, Libero e Panorama anticipano la notizia in edizione straordinaria, titolo a edicole unificate: “Offshore, embè?”.





Nel corso della conferenza stampa di ieri sull’ormai nota vicenda relativa all’autenticità del documento proveniente dalla piccola isola caraibica, il ministro della Giustizia Rudolph Francis, nel confermare di averlo scritto di suo pugno, riferisce di non sapersi ancora spiegare come una lettera riservata tra lui ed il primo ministro sia finita nelle mani della stampa italiana ma ipotizza una falla nella sicurezza del sistema di comunicazione elettronica dell’isola (qui sopra il video in esclusiva de Il Fatto Quotidiano).

Si tratterà, naturalmente, solo di un caso, ma nel luglio del 2004, il nostro Governo – era il II Governo Berlusconi – ha investito 9 milioni di dollari nei caraibi, ivi inclusa Santa Lucia, per lo sviluppo dell’ICT locale.

9 milioni di dollari in ICT nel 2004, per un Paese come il nostro che nel 2010 continua ad essere refrattario ad investire 100 milioni di euro in banda larga ed il fanalino di coda in termini ICT in Europa, sono, davvero, una bella cifra.

I rapporti tra il Governo Berlusconi e la piccola perla dei Caraibi, peraltro, sono sempre stati ottimi come nel luglio del 2005, l’ex primo ministro dell’isola, confermava all’on. Giampaolo Bettamio (Pdl) all’epoca sottosegretario del Ministero degli affari esteri, nel corso di una sua visita di cortesia.

Kenny Anthony, peraltro, in quell’occasione, sottolineava anche come lo stesso Premier, Silvio Berlusconi, in passato, fosse stato gradito ospite dell’isola.

Con una punta di malizia, si può ipotizzare che un investimento di 9 milioni di dollari in ICT abbia garantito a qualche impresa italiana la possibilità di sviluppare reti, software e sistemi di comunicazione al sole dei caraibi e che, magari, qualcuno abbia conservato qualche buon amico tra chi gestisce i sistemi di comunicazione locali o, piuttosto, si ricordi ancora una password…

Se quel documento fosse vero, questa potrebbe essere la strada per risolvere il mistero del ministro della giustizia di Santa Lucia: come un documento riservato e confidenziale rivolto al suo primo ministro sia finito nelle mani della stampa italiana.

Come dice un vecchio proverbio – non so quanto condivisibile – “A pensar male non si fa peccato”.