lunedì 25 gennaio 2010

caligola o pisistrato?????


Questa volta non ha l'" Ostacolo" ... VERONICA !!!

Il ritorno delle Veline-
Candidate tutte in lista su ordine del Cavaliere,
il precedente:

CALIGOLA FECE SENATORE IL…SUO CAVALLO!!!

Oggi alle 16.23
ROMA - "Questo MIGLIORI avrà anche esperienza ma non ha proprio
il fisico adatto, qui ci vuole una bella donna".
Decisamente non ha fatto colpo sul Cavaliere
l'ex An Riccardo MIGLIORI, salito ieri a palazzo Grazioli
per perorare la sua candidatura a governatore della Toscana.

Il fatto è che la preferenza del premier per il sesso
femminile (che nel caso toscano dovrebbe portare alla
scelta di MONICA FAENZI, ex sindaco di Castiglione
della Pescaia) abbraccia tutto lo Stivale

Ci risiamo? Stavolta, oltretutto, senza nemmeno
l'impiccio di una Veronica che - come accadde in
occasione delle ultime europee - protesta contro
il "ciarpame". Insomma, sembra che da qualche giorno
a palazzo Grazioli sia ricominciato un certo andirivieni

. Ed è il primo indizio. Silvio Berlusconi ha poi ripreso da un paio di settimane a frequentare il negozietto di bigiotteria a via degli Astalli, dove vendono le famose farfalline e tartarughine. E siamo al secondo indizio. Inoltre c'è il tam-tam di "Radio Pdl", che riferisce di una precisa richiesta ai coordinatori che stanno compilando i listini delle regionali: in ogni Regione due posti vanno lasciati a disposizione "per il Presidente". A chi andranno questi seggi (sicuri) che la legge attribuisce al governatore vincente? Le indiscrezioni puntano sempre al medesimo identikit: donna, giovane e carina, spesso legata allo "showbiz".
La bella FRANCESCA PASCALE, del club "Silvio ci manchi", carriera comica a "Telecafone", dovrebbe trovare rifugio nel listino laziale della POLVERINI . Ma si parla anche di DANIELA MARTANI, l'ex hostess Alitalia protagonista del Grande Fratello9. Mentre CHIARA SGARBOSSA, ex Miss Veneto, meteorina al Tg4, ha puntato al listino di Zaia. Dalle feste a villa Certosa arriva invece la barese GRAZIANA CAPONE, laurea in Giurisprudenza, soprannominata l'Angelina Jolie delle Puglie. Tanto per far capire come la pensava, lo scorso agosto concesse un'intervista a "Novella" in cui paragonava Berlusconi a Gesù ("come lui anche il presidente parla ai giovani") e se stessa alla moglie del premier ("magari sarò la nuova Veronica"). In alternativa a un posto da consigliere regionale, c'è chi giura che la "Lara Croft" del Tavoliere possa planare dritta all'ufficio stampa di palazzo Chigi.
C'è poi il listino della Lombardia. E qui val la pena riportare la voce che riguarda LUCIA RONZULLI, la fisioterapista del Cavaliere diventata eurodeputata. Dopo l'aggressione di piazza Duomo la Ronzulli si è istallata a casa del premier per seguirne la convalescenza e la sua crescente influenza sul Capo ha dato la stura all'invidia dei berlusconiani, tanto che il nomignolo che le è stato affibbiato nel Pdl è quello di "Rasputin di Arcore". Rasputin-Ronzulli avrebbe quindi sussurrato nell'orecchio di Berlusconi il nome di un suo collega fisioterapista. Ma questi dovrà vedersela con l'igienista dentale del Cavaliere, con il suo geometra di fiducia (Francesco Magnano), con il massaggiatore del Milan e con la giovane SILVIA TREVAINI, già finalista di Miss Muretto, poi in forza a Studio Aperto. Proprio l'affascinante Trevaini partecipò, insieme ad altre trenta ragazze, al famoso "stage" a via dell'Umiltà prima delle Europee 2009. Quello che portò alla lettera di Veronica contro Berlusconi.SOFIA VENTURA, la politologa di Farefuturo che innescò per prima il caso "veline", oggi ascolta "incredula" i rumors sulle liste: "Mi auguro che non sia vero. Dopo tutto quello che è successo mi sembrerebbe davvero strano che Berlusconi facesse una scelta di questo genere. Ma forse sono solo un'ingenua". D'ALTRONDE “ CALIGOLA” FECE SENATORE IL … SUO CAVALLO !!!!




Quello che i cittadini ignorano è quanto questo costi alle casse di Palazzo Chigi. Per cominciare, il Cavaliere ha reclutato all’interno di una propria struttura (“ufficio del presidente”) due personaggi con il compito di curare i suoi “eventi”: Mario Catalano, idolo dei cultori del porno soft per essere stato lo scenografo di “Colpo Grosso”, il primo spettacolo tv davvero scollacciato degli anni ’80, e Roberto Gasparotti, ex teleoperatore Fininvest, cerimoniere dalle maniere forti e dai precedenti poco rassicuranti (vedi box nella pagina accanto) che come responsabile dell’immagine del premier lo precede preparando il “set” e bonificandolo persino dalle presenze sgradite.
Ebbene, Gasparotti ha avuto anche lui la superqualifica di dirigente generale. Mentre per esaudire le esigenze sceniche del premier sta contribuendo non poco a fare impennare le spese. Qualche perla tra le tante.
Il 29 settembre, l’Aquila, consegna di qualche centinaio di appartamenti ai terremotati in contrada Bazzano.
Per Berlusconi è previsto un rigido programma: arrivo alle 15.30, saluti e discorso, poi consegna delle chiavi a tre famiglie.
Il tutto, naturalmente, sotto l’occhio delle telecamere che lo seguono passo passo grazie a un set attrezzatissimo.
Attrezzatissimo ma anche molto costoso.
Stando ai preventivi della “D and di lighting & truck”, di cui “L’espresso” è entrato in possesso, la fornitura comprende tra l’altro telecamere, maxischermi, impianti elettrici e di illuminazione, e persino «tre personal computer completi di pacchetto office» al costo di 1.500 euro, cioè 500 euro a computer. Uno pensa: computer acquistati. Macché: i 1.500 euro sono il costo del noleggio, ben 500 euro a pc per sole 48 ore. Una follia che contribuisce allo scandaloso costo finale dell’“operazione case”: oltre 300 mila euro, cifra con la quale si potevano costruire altri sei di quegli appartamenti da 50 metri consegnati quel giorno ai terremotati. E quella abruzzese non è la sola prestazione da vertigine della “D and di”. Da mettere in bilancio per il 2009 ci sono anche gli oltre 110 mila euro delle attrezzature noleggiate per la cena in onore del Keren Hayesold United Israel appeal (agenzia internazionale che raccoglie fondi per sostenere Israele) a Villa Madama il 3 novembre: 10 mila euro se ne sono andati solo per l’impianto audio di un gruppo musicale, 4 mila per una troupe appositamente attivata per «seguire il presidente durante l’evento» e altri 700 euro per una sola «telecamera fissa su cavalletto da posizionare fronte president».




Come pure i costi per l’incontro organizzato sempre a palazzo Madama il 6 maggio con gli industriali de “L’Italia del fare”: quella cena, solo di apparecchiature è costata oltre 60 mila euro. Secondo quanto risulta a “L’espresso”, dal suo insediamento (maggio 2008) alla fine di ottobre, cioè in 17 mesi, la gestione berlusconiana di questi eventi mediatici è costata quasi 5 milioni di euro: un’enormità a confronto dei 150 mila spesi da Romano Prodi per fronteggiare le stesse esigenze nei 25 mesi del suo ultimo governo.
Ma così vanno le cose alla presidenza nella cui gestione finanziaria nessuno riesce a mettere becco.
Miracolo in busta paga Il bilancio di Palazzo Chigi è infatti totalmente autonomo e viene alimentato dal ministero dell’Economia attraverso un apposito fondo. E da questo tesoretto pesca la presidenza per fare fronte anche ai costi dei dipendenti che continuano a crescere anno dopo anno: 202 milioni nel 2005, 229 l’anno successivo, 237 nel 2007, oltre 246 nel 2008. Le ragioni dell’escalation? L’inarrestabile lievitare degli organici che non conosce tregua.
All’inizio erano previste 3.063 persone: 368 dirigenti e 2.695 impiegati.
Oggi al lavoro ne risultano invece ben 4.542.
Con una particolarità: il numero esorbitante dei “comandati”, cioè il personale chiamato da altri ministeri o amministrazioni pubbliche, che ormai sono 1.600 unità.
La ragione di questa esplosione sta nel fatto che la presidenza, da semplice organo di coordinamento dell’attività di governo si è trasformata in un contenitore di sottosegretariati e ministeri senza portafoglio che hanno comportato l’istituzione di dipartimenti e staff.
Risultato? Non potendo nemmeno assumere per concorso per il blocco imposto dalla Finanziaria, la presidenza si è riempita di comandati-raccomandati la cui presenza in molti casi va avanti anche da più di un ventennio.
Le professionalità rappresentate sono le più diverse:
ci sono persino segretari comunali e un cantoniere reclutato dal Comune di Paliano (Frosinone). Per non parlare poi dei militari e degli agenti di ogni arma e grado: 370 in tutto secondo la presidenza, oltre 500 secondo altri dati avuti da “L’espresso”.
Quando si parla di potenziare la lotta al crimine, spesso i sindacati più combattivi chiedono il ritorno sulle strade di questi “comandati”.
Ma l’impresa è difficilissima: l’impiego a palazzo Chigi è infatti molto ambito. Merito dell’“accessorio” che compensa in busta paga la flessibilità degli orari e la reperibilità anche nei giorni festivi: per un funzionario di categoria A consente di aggiungere alla retribuzione media di 3.100 euro fino ad altri mille euro lordi. Così come appetibili sono anche gli stipendi dei dirigenti il cui top – incluse tutte le voci – arriva a riscuotere mediamente 180 mila euro lordi l’anno.

Tra le eccezioni, il capo dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso (ma lui è anche sottosegretario) che arriva a 280 mila e il segretario generale Manlio Strano che grazie all’indennità del suo ruolo raggiunge i 297 mila euro lordi. Questi i compensi più alti.

Ma ottima è anche la retribuzione di Antonio Ragusa, ex generale dei carabinieri e dei servizi segreti, che dopo essere stato pensionato è stato riassunto dalla presidenza del Consiglio con un lauto contratto (184 mila euro lordi) come capo del dipartimento per le Risorse strumentali.

Così come dalla pensione sono stati riesumati Carlo Sica, ex vicesegretario generale di Palazzo Chigi, titolare di una consulenza da 40 mila euro, e l’ex dirigente Giancarlo Bravi collocato invece alla struttura di missione sui 150 anni dell’Unità d’Italia (139 mila euro).

Così vanno le cose a Palazzo Chigi: molti dirigenti di ruolo non hanno nulla da fare, ma si continua a conferire incarichi agli estranei senza il minimo ritegno. Un andazzo che prevale non solo per i compiti dirigenziali.
L’esempio viene proprio da Berlusconi. Il suo “ufficio del presidente”, composto da 45 persone, ne ha oltre 20 assunte dall’esterno.

A parte la Brambilla, Catalano e Gasparotti, nel conto ci sono pure i due segretari-deputati Sestino Giacomoni e Valentino Valentini (a Palazzo Chigi assicurano che a loro spetta solo un rimborso spese), per non parlare del fotografo personale Livio Anticoli, l’ex ministro Giuliano Urbani (18 mila euro) più una serie di personaggi sconosciuti le cui occupazioni potrebbero sicuramente essere svolte dal personale interno.
Missione continua Stessa musica negli uffici di Letta e di quasi tutti gli altri sottosegretari e ministri senza portafoglio che continuano a elargire incarichi e prebende sfruttando anche la miriade di comitati e commissioni (ne abbiamo contate oltre 60) di cui la presidenza è disseminata.

Una deriva di cui si è accorta anche la Corte dei Conti che, non potendo mettere becco sulla gestione del bilancio autonomo, una stangata alla presidenza l’ha comunque rifilata passando in rassegna le “strutture di missione”, un altro sperpero di palazzo Chigi. Dovrebbero essere comitati di durata temporanea per affrontare eventi speciali.


Ma ne esistono una trentina, nati in tempi lontanissimi e puntualmente riconfermati. La struttura di supporto alla delegazione governativa per la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione è stata varata nel lontano 2002 dal governo Berlusconi, confermata da Prodi nel 2007 e riconfermata di nuovo dal Cavaliere nel 2008, per esempio.

Al 2003 risale invece la nascita della struttura dedicata all’e-government, ancora oggi in vita, per non parlare dell’unità strategica per la comunicazione sull’attività del governo battezzata nel 2007 da Prodi (come dirigente generale c’è il giornalista Fabrizio Ravoni).

E come giudicare la struttura per il rilancio dell’immagine dell’Italia, l’altra per cogliere le “opportunità delle Regioni in Europa” o quella che istituisce la segreteria tecnica dell’Unità per la semplificazione, un apparato nel quale lavorano 3 dirigenti, 4 impiegati, più 12 esperti assunti all’esterno con contratti di collaborazione? Conclusione della Corte: «Le strutture di missione non sempre presentano i requisiti peculiari dell’istituto, e cioè specialità delle funzioni e temporaneità».

Una politica dalle maniche larghe che fa la gioia dei tanti fortunati che continuano a sbarcare in presidenza con il massimo delle qualifiche. Tutti generali Maurizio Bosatra per esempio solo poco anni fa conduceva la vita grama di tanti militanti leghisti. Nel 2003 forniva informazioni ai partecipanti dell’assemblea federale della Padania all’ex Palavobis di Milano: oggi lo ritroviamo invece nel cuore dello Stato come direttore generale del ministro Calderoli.

Un miracolo toccato pure a Cristina Cappellini che nel 2007 stendeva ancora anonimi documenti per il comitato organizzativo del parlamentino del Nord. Lei, adesso, è addirittura capo del settore legislativo del ministero per le Riforme di Umberto Bossi. Nemmeno i giornalisti possono lamentarsi: quando sbarcano a Palazzo Chigi ottengono spesso il massimo dei gradi.

Come Marco Antonio Ventura e Fabrizio De Feo, due penne del “Giornale”, impiegati nell’ufficio stampa del portavoce Paolo Bonaiuti; oppure come Fabrizio Carcano, redattore della “Padania” e ora capoufficio stampa di Calderoli, o Raffaele Gorgoni, inviato del Tgr Puglia, approdato al ministero per gli affari regionali del conterraneo Raffaele Fitto. Anch’essi assunti come direttori generali. Gradi a parte, la presidenza si rivela un approdo ambito anche per molti che non ti aspetti di trovare.

Sempre negli uffici del sottosegretario Bonaiuti troviamo come consulenti i deputati Pdl Giorgio Lainati, Piero Testoni e Beatrice Lorenzin. E non solo loro: ci sono pure il giornalista Fabio Vazio, ex ufficio stampa di Fi, l’ex portavoce di Carlo Azeglio Ciampi Paolo Peluffo, che dopo essere sbarcato alla Corte dei Conti riscuote a palazzo Chigi altri 15 mila euro; e il generale della guardia di finanza Fabrizio Lisi (12 mila euro) comandante della scuola dell’Aquila.
Per grazia ricevuta Ma nella corsa all’elargizione degli incarichi che pesano sul bilancio di Palazzo Chigi, come quasi tutti i suoi colleghi ministri senza portafoglio, non si risparmia neanche l’ammazza-fannulloni Brunetta (tra i suoi consulenti i parlamentari Cinzia Bonfrisco, Maurizio Castro e l’ultras berlusconiano Giorgio Stracquadanio).
Che ha inserito molti amici nei ranghi della presidenza. Come gli affiliati alla sua associazione Freefoundation. Se chiamate però al numero telefonico del think tank vi risponde il centralino dello studio del commercialista Canio Zampaglione che oltre ad essere presidente dell’associazione è anche presidente del collegio dei revisori dei conti dell’Agenzia per l’innovazione, guarda caso sottoposta all’autorità di Brunetta.
Un altro amico Rodolfo Ridolfi, vicepresidente di Freefoundation, risulta invece consulente sempre da Brunetta (45 mila euro il suo compenso).
Idem altri due membri come Davide Giacalone, nominato esperto a 40 mila euro, mentre Stefania Profili, che Brunetta aveva avuto come segretaria nella sede nazionale di Forza Italia, con la stessa mansione è stata nominata dirigente generale al ministero. E non è finita. Perché tra le file degli esperti di Brunetta, oltre all’ex ministro Gianni De Michelis (13 mila euro) c’è pure Secondo Amalfitano (26 mila euro), noto solo per essere stato sindaco di Ravello, località nella quale Brunetta ha preso casa. Anche Mara Carfagna, ministro senza portafoglio alle Pari opportunità, si dà molto da fare per incrementare l’abbuffata degli incarichi.
Lei recluta esperti e consulenti con occhio attento a tutti i fronti aperti. Alle giuste amicizie di partito, per cominciare. Ed ecco spuntare a capo dipartimento del suo ministero Isabella Rauti (165 mila euro), moglie del sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Ma anche al collegio elettorale campano: Antonio Mauro Russo, segretario organizzativo provinciale del Pdl di Salerno, città natale del ministro, ha una consulenza da 28 mila euro e il compito di curare i collegamenti con il territorio.
Infine Federica Mondani reclutata (circa 20 mila euro) come adviser per le materie giuridiche ma, in quanto avvocato del Foro di Roma, messa al lavoro dal ministro per patrocinare alcune cause che gli stanno particolarmente a cuore contro Sabina Guzzanti e il quotidiano “la Repubblica”.
Altro caso da manuale, infine, quello del ministero del Turismo, regno di Maria Vittoria Brambilla.
Giovanissima, Mvb aveva tentato la strada della tv nella trasmissione di Canale 5 “Misteri della notte”.
A tenerla a battesimo fu il curatore del programma Cesare Medail. Ma l’esordio si rivelò un fiasco.
Girata la ruota della fortuna, la Brambilla non ha però dimenticato il suo mentore Medail, ingaggiato come esperto al Turismo (29 mila euro) dopo che lo aveva anche ripescato come direttore della “Tv delle libertà”, fallimentare organo dei suoi omonimi circoli.
I quali confezionavano anche un “Giornale delle libertà”, nel quale spiccava come consulente editoriale una vecchia gloria del giornalismo come Vittorio Bruno.
Naufragati i circoli, la Brambilla ha ripescato anche lui con un compenso di 70 mila euro lordi. Una goccia nel mare magnum delle super spese della presidenza.